Coppi e Bartali: sfida tra Gentleman di altri tempi
I dualismi sportivi hanno da sempre fatto parte della storia d’Italia e la passione che da sempre ci contraddistingue è stata la benzina che ha alimentato storiche e appassionanti sfide.
Molte di queste celavano il loro fascino nel fatto che, qualunque fosse lo sport in questione, l’accesa rivalità e la competizione erano affiancate dalla lealtà e dal rispetto.
Il dualismo che probabilmente ha segnato più di tutti la storia dello sport italiano è stato quello tra Fausto Coppi e Gino Bartali, due immensi campioni del ciclismo ma soprattutto di lealtà.
Coppi e Bartali hanno dato vita a grandissimi duelli che hanno appassionato gli italiani divisi in due vere e proprie fazioni, visto che oltre al lato puramente sportivo, la loro rivalità veniva metaforicamente vissuta anche come una sorta di divisione politica e sociale del Paese, da una parte i movimenti di ispirazione laica “impersonati” da Coppi, dall’altra quelli di influenza cattolica “rappresentati” da Bartali, arrivando addirittura a considerare Coppi comunista e Bartali di Democrazia Cristiana. Questa contrapposizione era però soprattutto strumentale e non aderente alla realtà dei fatti.
Lasciando da parte i fenomeni sociali che il dualismo Coppi-Bartali ha generato rimane quello che ci hanno lasciato a livello sportivo:
5 Giri d’Italia Coppi e 3 Bartali, 2 Tour de France a testa, 4 Milano-San Remo Bartali e 3 Coppi (e queste sono solo alcune tra le più importanti) e numerose e storiche sfide.
Coppi-Bartali era un binomio indivisibile, e la competizione stimolava entrambi a spingersi oltre i loro limiti, ma come ricorda Andrea Bartali, figlio di Gino in un’intervista del 2010: “Fra di loro c’era una grandissima stima professionale, una grande correttezza e lealtà fuori, però quando erano in corsa si davano battaglia senza esclusione di colpi, con durezza, con caparbietà, con forza, intelligenza, astuzia, ma anche qui sempre con lealtà e mai con cattiveria”.
Coppi e Bartali nell’immaginario collettivo, soprattutto di chi è nato dopo il loro periodo, vengono rappresentati con un episodio storico che riassume al meglio la loro lealtà e sportività: il passaggio della borraccia da Gino a Fausto durante una durissima salita del Tour de France (dalla foto in realtà sarebbe una bottiglia e non una borraccia).
Questa foto in breve è diventato il simbolo della “rivalità corretta”, della signorilità, del fair play, anche se non è mai stato chiarito chi veramente stesse passando la borraccia a chi, come racconta anche il figlio di Coppi, Faustino: “I compagni di squadra di mio padre mi hanno raccontato che fu lui a passare la borraccia a Gino, lui ha sempre sostenuto il contrario..chi lo sa..lasciamo questa cosa all’immaginazione delle persone”.
Unico cruccio della loro splendida carriera è stato il dover perdere alcuni dei loro migliori anni per via della guerra, ma sia prima che dopo hanno scritto pagine indelebili del nostro sport.
Fausto Coppi morì a soli 40 anni, il 2 gennaio 1960 dopo aver contratto una forma aggressiva di malaria in Africa, tra i primi ad accorrere dopo la notizia fu proprio Gino Bartali, il quale mancò il 5 maggio del 2000 e si dice che nella sua bara, oltre alla medaglia d’oro al valore civile (conquistata salvando decine di Ebrei durante la guerra) e al distintivo dell’Azione Cattolica venne messa una fotografia di Fausto Coppi, così che i due Campioni potessero idealmente “stare ancora insieme”.
Una storia immensa, raccontarla in poche righe è riduttivo, ma è una citazione doverosa per due sportivi che sono stati dei veri Gentleman!